Si conferma che i predatori non amano lo zolfo …

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di Sauro Simoni (Entomologo, acarologo, ricercatore presso il CRA Firenze)

Lo zolfo è il fungicida antioidico più antico e, a tutt’oggi, il più largamente utilizzato per il contenimento del mal bianco nel vigneto biologico. Lo zolfo però può presentare rischi di fitotossicità nei confronti delle foglie e dei giovani tralci; soprattutto ciò si verifica dato che i trattamenti vengono necessariamente effettuati in coincidenza delle alte temperature estive. Lo zolfo può interferire anche sul processo di fermentazione (COME SI EVIDENZIA IN QUESTO NOSTRO ARTICOLO) , soprattutto nel caso di vitigni bianchi precoci.

Eccessi di zolfo sulle uve possono portare anche altri problemi, in particolare esso è associato con le pullulazioni del temibile ragnetto giallo, Eotetranychus carpini (Figure 1 e 2); esso è un fitofago a “dannosità indotta”, ovvero aumenta la sua popolazione, e quindi la sua dannosità, quando l’attività dei suoi predatori è ridotta dai trattamenti fitosanitari applicati al vigneto.

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Lo zolfo ha un’azione che tende a diminuire la densità di popolazione degli acari utili, i fitoseidi, che sono i principali predatori del ragnetto giallo. Kampimodromus aberrans (Figure 3) è una delle specie di fitoseidi più largamente presente nei vigneti dell’Italia settentrionale e, in un certo senso, possiamo considerarla la specie più affidabile perché, potendo nutrirsi anche di pollini, melate, funghi ed altro, rimane presente nei vigneti anche se le prede sono scarse, ed è in grado di prevenire, pertanto, le pullulazioni dei tetranichidi (ragnetti).

La specie è sensibile ai trattamenti insetticidi e fitosanitari in genere, e scompare in vigneti ad alta intensità di trattamenti; risente negativamente degli  interventi antioidici con zolfo in qualsiasi formulazione, per cui è importante limitare all’essenziale i trattamenti con questo fungicida.
Le aziende vitivinicole che si riconoscono nella filosofia dell’associazione VinNatur da tempo perseguono l’obbiettivo di produrre vini il più possibile “naturali”, riducendo al minimo gli interventi e le manipolazioni, in vigna ed in cantina, da parte degli operatori. In alcuni vigneti del Veneto, in particolare, i trattamenti antiodici sono ridotti al minimo indispensabile e uno di essi, da alcuni anni, non viene sottoposto ad alcun trattamento con zolfo. In queste vigne a basso e bassissimo input fitosanitario, ormai da molti anni, la popolazione svernante di K. aberrans viene monitorata e viene effettuata una stima della sua presenza nei vigneti aziendali. Si tratta di prelevare una quantità di tralci residui di potatura e procedere all’estrazione degli esemplari di predatori mediante opportune tecniche. I fitoseidi svernanti vengono poi preparati, per effettuarne la determinazione specifica, e  contati.
Abbiamo visto come i fitoseidi, in particolare K. aberrans, se non sono ostacolati da interventi fitosanitari rilevanti, mantengono le popolazioni dei tetranichidi al di sotto della soglia di intervento. Nei vigneti in cui risultano assenti, sia nei controlli estivi sulla vegetazione sia nei controlli invernali sui tralci di due o più anni, è possibile reintrodurli nel periodo invernale. La tecnica più semplice consiste nel prelevare i tralci di due anni, appena potati, da vigneti nei quali sono presenti numerosi fitoseidi svernanti e legarli sulle viti riceventi (scarse in fitoseidi) già potate; i predatori abbandonano il legno in via didisseccamento e passano sul nuovo ospite (Figura 4).

Diapositiva4Se i fitoseidi non sono ostacolati da prodotti fitosanitari tossici, gli acari dannosi vengono contenuti sin dal germogliamento. È consigliabile introdurli nei vigneti di nuovo impianto già dal secondo anno; i tralci possono essere legati alle giovani viti. Nel corso della stagione vegetativa è anche possibile utilizzare la vegetazione eliminata con la potatura verde, se in presenza di numerosi fitoseidi, spostandola nel vigneto o tra un vigneto e l’altro dell’azienda.


Una risposta a “Si conferma che i predatori non amano lo zolfo …

  1. Non vorrei sbagliarmi ma temo che i ragnetti escano molto più facilmente dopo aver trattato col piretro, a mio parere uno dei prodotti più impattanti se si lavora a regime bio.
    Sarebbe bello capire anche quanto zolfo si debba utilizzare per dare problemi ai fitoseidi, a pelle direi ben oltre i comuni dosaggi.
    Luca

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