L’autunno porta consiglio!
Per il territorio che ospita le vigne delle quali in questa vita mi son ritrovato ad esser custode, la fine di Ottobre è un momento magico; è il periodo nel quale il vignaiolo si sofferma ad osservare il frutto del duro lavoro che è iniziato in Primavera con la prima sforbiciata della potatura, e poi, passo dopo passo si è concluso con la fine della fermentazione e, nel caso dei rossi, con la svinatura e torchiatura delle vinacce. Adesso, guardando i tini e ascoltandone i messaggi fatti di odori, colori e sensazioni poco spiegabili a parole, si valuta il primo risultato tanto desiderato e pazientemente atteso come ogni anno, e la mente inizia a delineare l’iter dei passi successivi che daranno il via alla seconda fase ossia la maturazione, l’ivecchiamento e l’affinamento dei “mosti” che ormai iniziamo finalmente a poter chiamare “vini”!
Ogni vignaiolo ha le proprie “ricette” che in realtà possiamo descrivere come delle tabelle immaginarie nelle quali si scelgono i momenti giusti e le modalità di intervento per cambi di contenitori e di temperature principamlente, uniti alla messa in pratica di qualche piccolo segreto che ogni agricoltore conserva intatto nel tempo prima di “regalarlo” a chi verrà poi. La stessa cura che si ha nei campi durante tutta l’annata viene dedicata alla cantina, due mondi diversi ma uniti tra loro dall’uomo, e lo scopo in entrambi è quello di creare le condizioni migliori perchè la natura possa esprimersi al meglio, che sia uva o vino il vignaiolo protegge e si prende cura di un dono della terra. I vini rossi che otteniamo dalle vigne in questa vallata, nella quasi totalità con cultivar di Sangiovese, hanno bisogno di un lento riposo dopo la svinatura, almeno 12/16 mesi preferibilmente in legno e poi, una volta imbottigliati, necessitano di almeno altri 8/12 mesi di affinamento in vetro, da là in poi iniziano ad essere pronti ma molto lentamente fino a raggiungere una buona maturità dopo altri 8/12 mesi!!! La scelta del legno nel nostro caso è circoscritta a l’utilizzo di botti perchè non devono incidere drasticamente sull’aroma e sul sapore del vino, quello che ci interessa non è il sapore del legno ma bensì il suo potere traspirante e protettivo, e per chi ci vuol credere anche enrergetico! E così, mentre si organizza la messa a dimora nel vino nuovo, il vignaiolo, fra botti, tubi e secchi, inizia già a pensare ai campi che, pur avendo appena finito di darci il frutto dell’annata, sono già pronti per prepararsi alla stagione successiva, e la storia dell’uomo e del “nettare sacro” prosegue ciclica nel tempo. Altri mille pensieri passano di questi tempi nella testa dei vignaioli, che a raccontarli tutti c’è il rischio di esser presi per matti, ma questa è la magia che da sempre ha rapito l’uomo devoto a Bacco o Dioniso, e che caratterizza gli onesti produttori e i saggi bevitori.
Michele Totaro – Tenuta Montiani – Chianti