L’associazione dal 2011 collabora con il team di ricerca “Vitenova vine wellness” per la parte di studi che riguarda la microbiologia del suolo e di tutto l’ecosistema vigneto. Negli anni, progressivamente, sono state coinvolte oltre 25 aziende italiane con l’obbiettivo di valutare e migliorare lo stato di salute dei suoli vitati.

RIASSUNTO PRIMO ANNO DEL PROGETTO “BIODIVERSITA’ ECOSISTEMA VIGNETO”

Il lavoro sul suolo

Con un buon equilibrio del suolo la maggior parte dei problemi sono sicuramente più risolvibili. Molte malattie o carenze infatti derivano da squilibri chimici e biologici del suolo. Quest’ultimo, fin dai primi del novecento è stato oggetto di numerosi studi rivolti per lo più a potenziarne la produttività trascurandone la fertilità.

Ciò ha portato ad un’impoverimento di sostanza organica e humus che negli ultimi anni sta costituendo un problema grave. Senza una vita microbica stabile e ricca la capacita delle piante di assorbire tutti i microelementi del suolo necessari per il suo sviluppo diminuisce drasticamente e di conseguenza diminuisce anche la resistenza alle malattie.

Con il recupero di tecniche antiche di lavorazione, per esempio la distribuzione di letame o compost vegetale e la consociazione di più colture (semina di cereali o leguminose nei filari), è possibile recuperare questo equilibrio spezzato.

Sono pratiche molto semplici e conosciute ma che con la modernizzazione e l’uso di concimazioni chimiche sono andate perse in questo ultimo secolo. L’attenzione più grande va al suolo ed ai microorganismi che vi abitano: fertilizzazione con compost vegetale ricco di carbonio e povero di azoto e semina autunnale a filari alterni di cereali o leguminose.

Con questo si favorisce la naturale ossigenazione del suolo, aumentano la biodiversità di microorganismi utili all’ecosistema e riequilibrano il fabbisogno idrico e nutrizionale della pianta. L’obbiettivo è di ottenere suoli sempre più esplorati in profondità, ricchi di materia organica e minerali facilmente assimilabili dalla vite, per avere così una pianta più resistente alle malattie e con produzioni commisurate alle proprie capacità.

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