Fare una sintesi di ciò che è stata la giornata è alquanto complesso.
Chi non c’era difficilmente potrà capire l’atmosfera che si respirava e la concentrazione che a volte non dava l’idea del tempo che scorreva!
Gli 80 produttori sono giunti da tutta Italia, persino da Puglia ed Irpinia.
La nostra modesta soddisfazione è di essere riusciti ad unire questi cinque personaggi del mondo della ricerca in vitivinicoltura che con grande umiltà hanno illustrato i propri lavori in prima linea.
Iniziamo con Ruggero Mazzilli; già dall’abbigliamento si può intuire la passione “maniacale” per il suo lavoro di agronomo; jeans marroni, per evocare il suolo, felpa sportiva verde (la vegetazione)…. non a caso!
Senza soffermarsi sui dettagli puramente pratici, il concetto espresso è stato questo: un agricoltura sostenibile, nei costi e nella facilità di applicazione, volta all’autoregolazione del sistema vigneto.
Il fattore determinante è slegare il concetto di “malattia-cura” sostituendolo piuttosto con una creazione anno dopo anno di un sistema più forte che permetta alla pianta una vita equilibrata. L’utilizzo di prodotti naturali come i corroboranti (induttori di resistenza, ancora in via sperimentale) possono aiutare nella difesa dalle malattie, ma non bisogna dimenticare di lavorare correttamente per incrementare l’equilibrio microbiologico nel suolo.
Proprio con questo ultimo passaggio il dottor Giusto Giovannetti (ospite a sorpresa) ha esposto il suo intervento, parlando di simbiosi (letteralmente vita condivisa) tra radici, funghi e batteri nel suolo. Questa condivisione crea una rete sviluppata per la comunicazione e per lo scambio di sostanze nutritive; un sistema che non ha eguali in nessun altro ambiente vitale. Solo una giusta biodiversità microbica del suolo può permettere alla pianta una vita sana, senza stress e riducendo al minimo il rischio di malattie.
Il punto fermo su cui lavora l’associazione, ossia l’eliminazione del rame e dello zolfo nella difesa dalle malattie, ha due motivazioni; senza questi due minerali sparsi nelle foglie e nei grappoli, c’è una maggior presenza di insetti ed una maggior presenza di batteri e lieviti.
Riguardo gli insetti il dottor Sauro Simoni ha scientificamente provato questo fatto; con la diminuzione di rame e zolfo si ha un conseguente aumento dell’equilibrio tra insetti utili (predatori) ed insetti dannosi. I monitoraggi di due vigneti limitrofi, trattati in diversi modi ha dimostrato che le famiglie di fitoseidi utili aumentano sia per numero che per variabilità, tanto più l’utilizzo dello zolfo è ridotto. Questi riescono a moltiplicarsi autonomamente nel vigneto, contrastando quindi il forte sviluppo di ragnetto rosso e giallo.
Sul tema dei lieviti dell’uva invece, Michela Azzolini ed Emanuele Tosi hanno esposto la loro sperimentazione. Inizialmente si è vista la quantità di lieviti presenti sull’uva trattata e su quella non trattata, evidenziando come lo zolfo usato in vigneto concorra ad una prima selezione dei lieviti.
L’intervento poi si è spostato sulla spiegazione del lavoro svolto con 5 aziende di VinNatur, ossia l’individuazione e l’isolamento dei lieviti presenti nel mosto per imparare a conoscerli ed eventualmente a selezionarne i migliori per utilizzarli l’anno successivo a scopo di migliorare la fermentazione alcolica in assenza di anidride solforosa.
Può considerasi una via intermedia tra fermentazione spontanea e fermentazione con lieviti industriali, anche se vengono sempre e solo usati lieviti “aziendali”.
Questo punto in particolare è stato oggetto di un’intenso scambio di opinioni che ha visto coinvolti alcuni vignaioli.
L’intervento risolutivo del dottor Franco Giacosa ha contribuito a far chiarezza ed a creare nuovi spunti per futuri progetti!