In questi giorni, tra gli appassionati di vino dei paesi nordici, gira questo bellissimo video-inchiesta che ritrae la realtà produttiva vinicola. Il video è stato trasmesso in un importante emittente nazionale Svedese in pirma serata, è sottotitolato in inglese ma è di facile comprensione, quindi vi invitiamo caldamente a guardarlo.
In sostanza quello che viene messo in luce è che il vino in commercio, contrariamente a quanto pensano i consumatori medi scandinavi, non è semplice “spremuta di uva”, ma è il risultato di attente manipolazioni atte a creare un gusto che sia piacevole e standard. L’inchiesta si focalizza in particolare sui oltre 60 prodotti che si possono aggiungere al vino; sfatato per esempio il caso delle istamine (ammine biogene naturalmente prodotte dal vino) le quali, insieme all’alcool, non causano alcuna allergia. Risulta molto plausibile invece che tali problemi, incluse intolleranze, ipersensibilità, emicranie e dolori digestivi siano da imputare alla presenza di additivi e di residui di pesticidi.
Parlando di questi ultimi, dal momento che in Svezia non c’è per il vino un limite massimo di residui, sono stati campionati gli otti vini più venduti dal monopolio svedese; quattro di questi presentano una media di 5 residui di pesticidi, ma non è importante il numero, quanto la quantità. Si è arrivati alla conclusione infatti che questi vini hanno una quantità di pesticidi 50 volte superiore, rispetto al limite legale dell’acqua destinata al consumo umano; in pratica, se fosse venduta come acqua, non sarebbe nemmeno legale!
Tutte queste informazioni danno al consumatore la possibilità di acquisire consapevolezza …. speriamo!!
Non per sminuire il risultato, ma per precisione di cronaca:
i vini testati sono 10, di cui 4 contenevano tracce di pesticidi. Di questi 4 campioni contaminati, uno solo presenta una concentrazione 55 volte superiore a quella permessa nell’acqua potabile.
Indagine su un tema caldo e scomodo, ma fin troppo di parte e con generalizzazioni discutibili:
– per gli autori del video, sembra che tutti i vini prodotti siano un prodotto di laboratorio al pari di una coca cola
– e il confronto con l’acqua è poco significativo: una persona può bere 2/3 litri di acqua al giorno, ma non certo 2/3 litri di vino al giorno. Bisognerebbe tenerlo presente nel confronto.
C’è poi un fatto molto interessante, che vale la pena sottolineare:
I nomi dei campioni con valori anomali vengono chiaramente citati. Perchè da noi quando si fanno indagini simili non si usa altrettanta chiarezza e semplicità?
In conclusione spero che diventi possibile dichiarare gli ingredienti di ogni vino. Quanti produttori sarebbero disposti a dichiararlo?