Natural Wine: fashion or growing movement?

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It has been a while since ‘natural wine’ has become a popular issue, in Italy but even more abroad. Yes, because the topic has moved with great excitement even in the States where the supporters of this method of production are many. The trigger that led to this debate is a quite annoying event for those directly involved, but definitely a matter of discussion for the entire department. One of the most prestigious Roman wine bars indeed has been at the centre of the attention for several months because it experienced the monitoring by the Ministry of Agriculture. The results of the evaluation showed the inability to use the words “Natural Wine” on the labels of some wines on display for sale. The buzz derived from this incident has only increased the interest and curiosity of many ‘enonauts’ who have had much to read these days! Here below some references:

Cibario – Il caso Bulzoni

Intravino

Do Bianco – Jeremy Parzen

Alice Feiring

As association, we feel at the centre of the debate and as a consequence we want to have our say. At current, The Natural Wine movement is continuously growing. The number of new supporters is increasing, particularly among young people, for what concerns both the world of production and fans; that is why we believe that our work is essential to meet those who feel part of this strong movement.

The term Natural has been strongly criticised, because there are differing opinions on the terminology to be used to identify a product like wine. Many people support the idea that the term Natural is not appropriate, as Nature itself does not produce wine, rather vinegar. We might add that this statement is incorrect because nature does not produce vinegar, rather it focuses on producing seeds, thus grapes, ensuring the reproduction and genetic improvement of the species.

It is then clear that the production of wine (or vinegar) needs the hand and wisdom of human beings. Indeed over the years farmers have learned to live with the vineyard and benefit from it. We could open another endless debate, but we must bear in mind that man too lives within the ” nature framework,” thus, the important thing is to know how to respect it the most!


6 responses to “Natural Wine: fashion or growing movement?

  1. Per la legge, che non è poesia, il vino è un alimento e come tale, a tutela e garanzia del consumatore deve essere regolamentato nella sua commercializzazione.
    Il problema è se il termine naturale deve essere utilizzato o meno.
    In gioco ci sono molti interessi commerciali prima che filosofici che spingono in una direzione o nell’altra e sappiamo che nè il legislatore nè gli organi di controllo ne sono totalmente avulsi anche quando in buona fede.
    Poi c’è l’esigenza di capirsi e riconoscersi per tutto quel mondo enoico, e non solo, che vuole chiarezza e riconoscimento per la sua scelta di produrre e consumare con il maggior rispetto possibile per il pianeta ed i suoi cicli naturali.
    La logica del legislatore che ammette l’uso di definizioni quali “aromi naturali” o “acqua minerale naturale con aggiunta di anidride carbonica” solo per fare alcuni esempi eclatanti non sembra essere delle più stringenti.
    Altra cosa è la considerazione, anche tenendo conto della presenza di compagni di scaffale come i sopra citati, sull’opportunità e la rappresentatività del termine naturale per identificare vini che vogliono e devono essere ben riconoscibili.
    La legge, come tutte le leggi, può essere modificata.
    Dunque la questione è: esiste un vino naturale? O meglio: quando e perchè definire un vino naturale?
    Cerco di riflettere a voce alta e mi domando cos’è il vino?
    Un alimento certo ma anche un elemento culturale, un prodotto commerciale ovviamente (s’intenda nella sua accezione più tecnicamente neutra) ma anche un valore sociale….etc.
    Insomma il vino sembra essere indivisibilmente legato all’attività umana.
    Per altro canto mi chiedo cosa è naturale?
    Qui la cosa si complica poichè, evitando di disquisire sulla naturalità o meno dell’intervento divino per i credenti delle diverse religioni, i miei limitati conoscimenti scientifici mi farebbero dire che naturale è nascere, alimentarsi, riprodursi e morire.
    Circoscrivendo dunque la riflessione agli alimenti, gli unici che potrebbero fregiarsi del titolo di naturali sarebbero quelli che, senza alcun intervento esterno nascono, si alimentano a loro volta, si riproducono e muoiono.
    Direi dunque che naturali potrebbero essere tutti quei cibi che sono reperibili in natura e consumibili senza dover subire alcuna trasformazione da parte della specie umana.
    Sarebbe a dire che naturale è una radice, un frutto, un’erba, un animale raccolto o cacciato a mani nude e rigorosamente non cucinato.
    Per non farla troppo lunga sarebbe a dire che tutto ciò che passi per le mani di un uomo o una donna per subire una trasformazione non è naturale ovvero che la nostra specie non è naturale:“Non esiste una definizione per il vino naturale. È una definizione da adepti, una frase del marketing che sfrutta la connotazione positiva del termine […]. Mostratemi una vite che si auto-pota, si auto-vendemmia, lavora la propria terra e si auto-imbottiglia: io vi dimostrerò che è un winemaker, non una vite.”
    Il problema passa dunque ad essere dove ci collochiamo rispetto alla natura.
    Dal mio punto di vista non solo penso che il vino naturale esista ma anche che debba esistere.
    Certo è necessario definirne i limiti e le caratteristiche fin dove si può ma, nell’incessante ricerca di un equilibrio con il pianeta che ci ospita e nell’amore che nutro per il vino ed il bagaglio di storie personali e tradizioni culturali che si porta appresso, ritengo del tutto corretto che si possa chiamare un vino naturale quando le scelte di chi lo produce ed il messagio che implicitamente gli affidano sono coerenti con l’utilizzo rispettoso dell’ambiente naturale circostante; con i suoi ritmi; le sue esigenze e la sua ricchezza.
    Per me è naturale un vino quando per la sua elaborazione: in vigna si siano utilizzati metodi che non si preoccupino solo di ciò che si ottiene ma anche di ciò che si lascia preservando un ambiente vivo e sano nei suoi cicli naturali; in cantina ci si preoccupi di gestire e incanalare gli elementi che il contesto ambientale offre con l’obiettivo di preservare al massimo le ricchezze di cui quel mosto è portatore piuttosto che perseguire la realizzazione di un gusto deciso a priori.
    A partire da qui le riflessioni più argute e profonde fatte, già molto prima delle mie semplici idee sparse, da contadini, vignaioli, enologi, legislatori e quant’altro potranno indicare se non una legge definitiva perlomeno un cammino verso una definizione più esaustiva e precisa.
    Per chiudere questa mia riflessione a voce alta vi lascio con parole non mie:” La ragione è nemica d’ogni grandezza: la ragione è nemica della natura: la natura è grande, la ragione è piccola”. Da cui deduco che se voglio bere un gran vino deve essere il più naturale possibile.
    Salute….naturalmente.

  2. Hola, sono viticoltore e ho una piccola cantina in Spagna, zona Tarragona; lavoro da anni con la certificazione biologica e ultimamente mi sono interessato ai vini “naturali” al punto che quest’anno mi sono deciso a realizzare parte della produzione senza l’uso di sulfiti, che è l’unico prodotto che aggiungo al vino, e in dosi molto inferiori ai limiti ammessi dal regolamento CE relativo alla produzione di vini biologici.
    Credo che senza complicare tanto le cose si potrebbe dire semplicemente che NATURALE è tutto ciò che non è ARTIFICIALE: il letame degli animali è naturale, e naturalmente fermenta da solo, è vero che gli agricoltori lo manipolano rimuovendolo per accelerare e ottimizzare il compostaggio però il prodotto finale, se non si aggiunge niente di sintetico, è un prodotto naturale.
    Controllare la vegetazione in vigna o muovere la terra manualmente o con mezzi a trazione animale è una operazione naturale perchè in campo non si usano mezzi meccanici a combustibili fossili che contaminano il microambiente e producono CO2.
    Potare la vigna con forbici manuali e realizzare tutte le altre operazioni manualmente, compresa la vendemmia, è una attività naurale, perchè non si consuma altro che energia muscolare.
    Mantenere la vigna sana con l’uso di minerali in polvere e microorganismi è una operazione naturale, perchè non si usa nessun prodotto fitosanitario ottenuto artificialmente in laboratori chimici.
    Realizzare la fermentazione dei mosti approfittando i lieviti autoctoni presenti sulla pelle dell’uva è un processo naturale perchè….è evidente.
    E se durante tutta la fase della vinificazione non si aggiunge assolutamente niente al vino fino all’imbottigliamento otteniamo…UN VINO NATURALE!!
    Credo che qualsiasi altro argomento che cerchi di girare la frittata sia pura polemica, spesso fatta da chi non ha il coraggio di lanciarsi in questa fantastica avventura, e riguardo alle leggi…quante ce ne sono di assolutamente assurde?
    Per quanto mi riguarda credo che il mio futuro di cantiniere sarà proprio dedicarmi alla produzione di vini naturali.
    Grazie e salute a tutti.

  3. Bere naturale è sempre un piacere.
    Capire le varie fasi di produzione e la valorizzazione del prodotto bio, valorizzare i produttori locali è sempre più difficile.
    Dobbiamo migliorare le conoscenze e condividere tutto quello che può far sì che venga influenzata anche l’ opinione dei consumatori e di chi propone i prodotti, ristoranti, enoteche, wine bar e varie associazioni sommelier.
    Fulvio la mia passione il vino.

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