E’ possibile misurare la Vitalità del terreno?

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Ecco cosa è stato fatto e si può fare in viticoltura.

Di Stefano Zaninotti

Vitalità del terreno: quante volte sentiamo dire “il mio terreno è vivo” oppure “ se fai il diserbo il terreno muore”… Il concetto di “Vita” è fondamentale, infatti senza “Vita” nel terreno non c’è pianta che può crescere. Ma il terreno è un patrimonio complesso, molto articolato,  è il vero patrimonio dell’azienda solo quando è “fertile”, quindi quando è “vivo”.
La definizione di salute del suolo, pur essendo simile a quella di qualità, ha un valore prettamente ecologico e si riferisce al suolo come organismo vivente e dinamico.


Il problema, allora, è misurare quanta vita c’è nel terreno. Nel 2009, ho intuito che poter misurare la vitalità di un terreno vuol dire diventare consapevoli delle potenzialità di “salute”, produttive e qualitative delle viti in esso piantate.
La valutazione della qualità o della salute del suolo può essere effettuata mediante l’impiego di indicatori: fisici, chimici e biologici. La respirazione microbica, il carbonio della biomassa microbica e le attività enzimatiche sono descrittori dinamici in quanto particolarmente sensibili nel segnalare cambiamenti di stato del terreno nel breve periodo.
L’incontro con Irene Franco Fernandez, biologa, è stato fondamentale: esiste un metodo analitico ufficiale, l’analisi della Biomassa, che permette di quantificare la Vitalità presente nel singolo campione di terreno. Il risultato dell’analisi è un numero che rappresenta il peso della massa microbica espressa come carbonio (per esempio: 0,8 g di C da microrganismi per Kg di terreno). Il passo successivo è la collocazione del dato all’interno delle caratteristiche chimico e fisiche del singolo suolo. Sono quindi importanti le analisi complete del terreno, perché possono spiegare le alte o basse quantità di biomassa. Se c’è molta sostanza organica, è probabile che ci sia anche un ottimo livello di microrganismi; se c’è troppo rame, per esempio, la biomassa sarà limitata dall’azione antimicrobica di questo metallo pesante: gli organismi viventi sono in genere molto sensibili ai metalli pesanti, che oltre a una soglia di concentrazione, in genere bassa e variabile a seconda dell’elemento, sono tossici.

Fino ad oggi, ho effettuato 140 analisi della Biomassa, altrettante del terreno (sia chimico che fisica); sugli stessi campioni, che rappresentano anche singoli vigneti, sono state fatte anche analisi delle foglie in fioritura, del picciolo in invaiatura e analisi dell’acino alla raccolta (sia nutrizionali che di struttura). Tutti questi dati aiutano il viticoltore ad “interagire” con il proprio vigneto, interpretando meglio qual è il reale stato di salute del suolo e della pianta. Questo permette di scegliere quali sono gli input da dare al vigneto e quali invece da togliere. In molti casi, saper cosa è inutile dare al vigneto permette un maggior equilibrio delle piante e quindi una maggiore resistenza alle malattie. Infatti, in aree di particolare pregio produttivo, a volte è importante capire se le pratiche agronomiche adottate migliorano o peggiorano la biodiversità e allora diventa necessario ripetere le analisi nel tempo per cercare di capirne l’andamento.

E’ essenziale entrare spesso nel vigneto, senza fretta, osservando la flora spontanea e tutto quello che può essere utile per intuire lo stato di salute del terreno e delle piante. Il momento del campionamento del terreno è fondamentale: la vanga, la profondità di prelievo, gli odori della terra, la presenza di lombrichi e molte altre osservazioni, si devono unire ai “freddi” numeri che arrivano dalle analisi.

Insieme a Irene Franco, grazie all’elaborazione statistica dei dati, sono in grado di stimare la fertilità biologica (espressa come carica ed attività microbica) del singolo campione di suolo. Più campioni vengono analizzati maggiore è l’arricchimento del modello matematico elaborato, il quale diventa un affidabile strumento agronomico essenziale per essere consapevoli dello stato di salute del vero patrimonio aziendale: il terreno.

Chi è interessato ad approfondire questa tematica, o eseguire le analisi della fertilità biologica, può contattarmi, Stefano Zaninotti (agronomo friulano, collaboro con aziende vitivinicole tra Toscana, Veneto, Piemonte e Friuli) all’indirizzo stefano.zaninotti@vitenova.it  o al numero 348 3037846.


2 risposte a “E’ possibile misurare la Vitalità del terreno?

  1. Sono un produttore frutticolo ed ero presente alla riunione che si è tenuta a Canale d’Alba martedì 16 aprile scorso in collaborazione con Emporio Traversa e CCS Aosta. Sono molto interessato alle vostre tematiche; fino a 10 anni fa applicavo la lotta integrata nella mia azienda e concimavo il mio terreno con una concimazione chimica più orientata verso l’uso di misti organici e humus e ammendanti vari che si trovano in commercio…… ma non ero soddisfatto.Poi mi sono comprato uno spandiletame, ho acquistato del letame ,fatto poi maturare , questo ,per almeno 6 mesi e ,dopo questa svolta ho visto ricomparire nel mio terreno i lombrichi e le cimici rosse ,grandi circa 2 volte una formica ,che vedevo nella mia azienda 40 anni fa ,quando ero bambino.
    Io vendo la mia frutta direttamente al minuto sul mercato di Porta Palazzo a Torino e ,dopo tutto ciò ho constatato ,tra i miei clienti , una grande soddisfazione e un discreto incremento delle vendite.
    Nonostante questa linea adottata ,purtroppo ,sconfitto un problema se ne presentano altri :batteriosi del susino e dell’albicocco e quì,come diceva lei ,Dott. Zaninotti , mi son reso conto che bisogna proprio prestare più attenzione a quello che abbiamo sotto i piedi:
    il nostro terreno .
    La vostra associazione accoglie solo i produttori viticoli o è anche aperta al comparto frutta ?
    In attesa di una vostra risposta cordiali saluti
    Molino Marcello

  2. in risposta a Marcello Molino consiglio di coadiuvare al letame, applicazioni di solum naturale (www.solumnaturale.com)un concentrato di batteri tipici della rizosfera, ossia della porzione di suolo intorno alle radici delle piante, sospeso in una soluzione portante di acido umico, estratto dalla leonardite. I batteri della rizosfera sono essenziali per il benessere delle piante, poiché oltre ad alimentare le radici con sostanze nutrienti, ripristinano il suolo, lo mantengono sano e fertile. Inoltre ha un alta proprietà saprofitica che aiuta i suoi batteri a prevalere sui microrganismi presenti nel suolo forzandoli a svolgere le loro funzioni benefiche.
    Gaetano Montalbano (info@solumnaturale.com)

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