Quest’anno, come vi avevamo già illustrato QUI, abbiamo portato avanti il progetto di sperimentazione per la riduzione-eliminazione del rame e dello zolfo nei vigneti, iniziato lo scorso anno in collaborazione con Ruggero Mazzilli di Spevis.
Ora vi proponiamo un riassunto scritto da Ruggero, riguardante i risultati ottenuti. Oggettivamente non sono stati soddisfacenti come si sperava ma ci hanno permesso comunque di capire molte cose e ci hanno aperto l’opportunità di ricercare più strade possibili per arrivare alla sostenibilità al 100%!
Ecco il testo:
Dalle sperimentazioni di quest’anno possiamo sintetizzare 3 livelli di risultati :
1. dove si è verificato un attacco forte e improvviso (di peronospora o di oidio) la protezione con i corroboranti è stata insufficiente e il danno rilevato è risultato pari a quello sul testimone non trattato
2. in presenza di un attacco più blando la tesi con i testimoni è stata colpita meno del testimone ma più del controllo rame/zolfo
3. dove la virulenza di peronospora e oidio si è manifestata in modo graduale e costante (per arrivare comunque a causare un danno importante sul testimone non trattato) i corroboranti (15 tesi diverse nel vigneto della Stazione Sperimentale per la Viticoltura Sostenibile a Panzano in Chianti) hanno retto molto bene anche in confronto a rame/zolfo.
Nel primo caso è stato necessario effettuare uno o più interventi bloccanti (con rame o zolfo) dopo di che, in assenza di nuovi attacchi, in molti vigneti si è potuto riprendere il programma iniziale con i corroboranti. Nel secondo e soprattutto nel terzo caso è evidente che i corroboranti utilizzati hanno confermato di possedere una certa azione di protezione che però per essere significativa richiede più tempo rispetto a quella direttamente fungicida del rame e dello zolfo. Ciò era prevedibile per la natura stessa del meccanismo d’azione (induzione di resistenza) ed è proprio su questo aspetto che bisogna indagare per riuscire ad applicarli nel modo migliore. Un altro aspetto molto importante da capire è la possibilità di un aumento del potenziale di autodifesa per l’effetto cumulativo negli anni successivi.
Al momento, in base a queste prove pare evidente che in presenza di un’elevata virulenza (di peronospora o di oidio) i corroboranti oggi disponibili (o la strategia con cui li abbiamo testati) non sono sempre in grado di proteggere in modo sufficiente il vigneto. Possono però essere vantaggiosamente impiegati (con una netta riduzione dell’impatto ambientale e dei problemi connessi) per una protezione di base finchè la pressione delle malattie è bassa, ricorrendo al rame o allo zolfo solo nei momenti particolarmente difficili. In questo modo, finchè non si riuscirà a eliminare completamente i fungicidi, se ne potrà ridurre drasticamente l’impiego anche a solo 1-2 interventi all’anno. In Toscana, in zone a bassa pressione di malattie, ci sono vigneti che nelle ultime due stagioni sono stati trattati unicamente con corroboranti naturali senza subire danni.
Ribadiamo ancora una volta che dai corroboranti non ci aspettiamo miracoli ma la possibilità di utilizzare solo principi attivi privi di effetti collaterali e che ci aiutino a fare le scelte colturali più adatte. Infatti è scontato che l’uso di questi fitofortificanti deve essere sapientemente integrato in una gestione attenta e naturale del vigneto, volta ad esaltarne le proprietà intrinseche di qualità, territorialità e autodifesa. Il problema del vignaiolo è quindi saper riconoscere rapidamente i momenti critici (quando eventualmente è necessario utilizzare il rame o lo zolfo), il che è parte integrante (e determinante) del suo lavoro (invece che farsi opprimere dalla paura che in ogni momento può perdere il prodotto e, aizzato da un certo modo di vedere la viticoltura, considerare il proprio vigneto come un sistema debole che va continuamente protetto dall’esterno).

Buongiorno,
è possibile sapere quali induttori sono stati utilizzati?
Avete usato solo /estratti/decotti/macerati/tisane oppure avete sperimentato anche prodotti commerciali?
(Sarebbe molto interessante provarli in zone come quella dove mi trovo, dove gli attacchi fungini sono sempre piuttosto blandi).
si tratta di prodotti commerciali, venduti come fertilizzanti fogliari poichè al momento la legislazione non prevede il loro uso come prodotti fitosanitari. Si tratta principalmente di estratti di alghe o piante curative (equiseto per esempio)
mi sembra nel complesso un bilancio positivo. Persistere.
Buona sera,
si potrebbe sapere il nome commerciale dei prodotti utilizzati e magari le dosi hl con cui sono stati impiegati.
Io ho un’ azienda Bio e poterli integrare in periodi di bassa pressione come alternativi al rame sarebbe interessante.
Ringrazio
saluti stefano bailoni
Buonasera con il Decreto 18 luglio 2018 i corroboranti naturali possono essere utilizzati senza problemi. Occorre ovviamente far riferimento alle aziende specializzate ed oggi non c’è molta informazione a riguardo in quanto vengono venduti oli vegetali spremuti a freddo o meccanicamente senza però indicare la raffinazione (oltre 180°C) alla quale alcuni oli sono sottoposti.
Se avete necessità di informazioni rimango a disposizione
Andrea PARODI
PARODI NUTRA SRL